“Most inspired rendering” (The New York Times)
“A master of the guitar…Spellbinding artistry” (Washington Post)
“Bonaguri’s musicianship is superlative” (American Records Guide )
“Marvelous performance”(Gendai Guitar,Tokio)
“A lesson in assured mastery ” (“Herald Sun”, Melbourne)
“A superb performance” (Classical Guitar )
“Ottima interpretazione” (CD Classica)
“Inspired and generous” (A. Gilardino, Suonarenews)
"La lettura di Bonaguri è d'assoluto rigore dal punto di vista della tecnica, ma, soprattutto, il suo strumento canta, s'appassiona, respira, è capace di levità e di impeto".
(Chiara Sirk)
"...Il recente cd di Piero Bonaguri s'impone immediatamente: l' Opera Integrale per chitarra di Heitor Villa - Lobos (Universal, serie "Spirto Gentil") ha un primo valore assoluto, da buon documento di un importante settore dell'amplissimo catalogo, e un valore anche relativo, in quanto l'esecutore vi sa distinguere sottilmente tra l'ardua tecnica delle DouzeEtudes dalle movenze popolaresche (ma non pertanto meno impegnative) delle danze della Suite populaire brésilienne, cui anzi il suo tocco energico e il suo suono corposo rendono ogni giustizia..."
(Piero Mioli, Musica e Scuola, 15 febbraio 2009)
"Impresionante, de los mejores conciertos ofrecidos hasta el momento, en todas las ediciones del ciclo"
(Joaquìn Tafur - Ciclo de Conciertos Homenaje Aureo Herrero, El Diario de Avila)
“la cifra artistica di Bonaguri è talmente alta da far da ponte essa stessa con qualsiasi pubblico: gli otto «Studi» scelti, ad esempio, sono stati porti con una tale dimensione musicale da far quasi passare in secondo piano le difficoltà davvero trascendentali che il chitarrista si trova dinanzi.”
(C.Z., L’Arena)
...un chitarrista appartenente all’ultima generazione dei segoviani che, trovandosi alle prese con una composizione contemporanea “hard”, la affronta e la risolve brillantemente con lo stesso aplomb con cui eseguirebbe il Fandanguillo di Turina o la Sonatina di Moreno-Torroba. Si potrebbe pensare ad un eccesso di retorica quando Bonaguri parla di estetica e bel suono riguardo a una partitura così strutturata e problematica, ma possiamo garantire che non è così: abbiamo avuto l’occasione di assistere all’esecuzione de La Città capovolta e la cosa che più ci ha colpito (non sapevamo allora che Bonaguri avesse “teorizzato” questo tipo di approccio alla musica contemporanea) era proprio il perfetto controllo del suono in ogni momento.
(Lena Kokkaliari, Il Fronimo)
Credo che scrivere oggi per chitarra sia un’impresa ardua. Tirar fuori un suono d’oggi in uno strumento antico è difficile. Assieme a Bonaguri ci abbiamo provato. Perché senza la disponibilità dell’interprete si resta al suono d’origine. Ma l’esperienza a 4 mani è stata positiva. Un suono voluminoso con una scrittura complessa ci ha galvanizzato.
(Adriano Guarnieri)
Ho ascoltato molte volte il disco inciso da Piero Bonaguri, musicista valentissimo, con le musiche di Villa – Lobos. Confesso di non conoscere come si dovrebbe questo compositore che, in virtù del ricco patrimonio etnofonico del suo paese, ha servito con valore, in pieno novecento, la causa della musica tonale. Sono rimasto incantato dalla dolente intensità espressiva di molti brani che conferiscono alla chitarra una dignità ed una capacità di comunicazione che io, poco esperto di questo strumento, non conoscevo. Mi hanno piacevolmente sorpreso i primi due preludi – in mi minore e in mi maggiore – ed ho osservato con interesse la maestria con la quale il compositore ha posto nel giusto rilievo le notevoli possibilità virtuosistiche della chitarra, rilevanti in particolare nei “Douze Etudes”. Constatazione evidentissima quando lo strumento è suonato da un artista come Piero Bonaguri che, alla tecnica prodigiosa, unisce una sensibilità interpretativa fuori del comune, avvertibile nel tocco ammirevole per colore e nettezza e nel canto sempre partecipato e aderente alle intenzioni dell’autore. Gradevolissimi, nella semplice spontaneità melodica, mi sono sembrati i primi due brani della “Suite Populaire Bresilienne”, la Mazurka e lo Scottish.
(Fernando Battaglia)
.l'autorevole esecuzione di Piero Bonaguri, chitarrista forlivese da anni attivo nel campo della musica contemporanea... Bonaguri affronta un repertorio non facile con una preparazione tecnca e culturale di ottimo livello, estraendo dalla sua chitarra un suono pieno e sodo, con un timbro dai riflessi quasi metallici ma che all'occasione sa assumere tonalità morbide e perlate..Si tratta in sintesi di un disco complesso e maturo, apprezzabile anche nel suo sforzo di scrostare dalla chitarra e dalla sua letteratura quella patina di oleografia che ancora li accompagna.
(Compact Discs Classica, 2002)
Una corda che canta.
By Franca Bettoli
Nella bella cornice del rinnovato anfiteatro della banca popolare di Ravenna si è svolto il concerto di presentazione del cd “Omaggio a Villa-Lobos” inciso dal chitarrista Piero Bonaguri per la Universal in occasione dei cinquant'anni dalla scomparsa del compositore brasiliano.
Da molti anni seguo l'evolversi della carriera artistica del M° Piero Bonaguri ed è stupefacente notare il percorso verso una sempre maggiore libertà nelle sue esecuzioni.
In questo repertorio, esplorato da tutti i chitarristi fin dal corso inferiore in conservatorio, ha trovato una chiave di lettura personale, originale e soprattutto molto interessante, nel rispetto delle intenzioni del compositore, cioè alla ricerca della verità.
Spesso, infatti, ci si accosta alla musica per chitarra di Villa – Lobos come ad un repertorio un po' folkloristico: quante volte abbiamo sentito esecuzioni della Suite o del Choros un po' banalmente “popolari”...
In questi brani Bonaguri, invece, coglie l'aspetto più legato alla cultura brasiliana, carica dell'amore, del dolore e dell'inesauribile ricerca di compimento della propria umanità che egli riesce a far emergere dalle sue esecuzioni.
Mi riferisco in particolare al Choros (mai scontato, “saudadoso” al punto giusto, impregnato di una consapevole speranza, elegante e signorile senza essere distaccato) oppure al Preludio n.4 (in cui anziché cedere alla tentazione di travolgere l'uditorio con una cascata di arpeggi il Maestro ha preferito porre l'attenzione sulla melodia al basso) o ancora allo studio n. 11(che dopo il travaglio di tutta la parte centrale si compie nel bicordo finale di ottava in cui l'Io e il Tu non sono più entità distinte).
Bonaguri ha curato in modo particolare l'aspetto timbrico, sfoderando un suono segoviano sempre corposo (anche nei pianissimo), potente, ma mai volgare, neanche nelle sequenze di accordi dello studio n. 4 e nei glissati dello studio n.12.
Menzione speciale all'interpretazione del Valsa - Choro, nel quale il chitarrista ha saputo addolcire le dissonanze più aspre ponendo sempre in rilievo le parte melodica.
Le brevi note introduttive fornite dallo stesso Bonaguri prima di ogni gruppo di brani hanno aiutato a comprendere meglio questo programma di non sempre facile ascolto.
Il folto e composito pubblico ha accolto con attenzione questi concerti tributando entusiastici applausi al virtuosismo e alla libertà interpretativa del m.° Bonaguri.
(Franca Bettoli)
Sul corso tenuto dal Maestro Piero Bonaguri sull’opera per chitarra di Villa-Lobos
Anno scolastico 2008-09
Scuola Grande San Filippo, Faenza.
Con tutte le cose che sono successe quest'anno al corso a Faenza, come si può sintetizzare l'esperienza che ho fatto io?
Direi: "mi sono sentito parte della tradizione".
Certo, la tradizione chitarristica in particolare. Quando è morto Segovia avevo 6 anni e non avevo ancora scoperto la chitarra. Quando mi sono trasferito in Italia ho scoperto il grande Alirio Diaz, ma ormai non insegna più. Villa-Lobos, Tarrega, Sor, Bach? Già passati. Avrei avuto grande piacere di studiare con i grandi maestri del passato.
Però c'è un fatto: se qualcuno testimoniasse oggi la grande musicalità e umanità da loro custodita, sarebbe come conoscerli davvero.
C'è una conoscenza che si trasmette soltanto tramite delle persone, e il Maestro Bonaguri per me è questo testimone. In tutte le cose che dice, c’è lui, ma non c’è soltanto lui e le parole che lui dice, c’è la sua ricchissima esperienza. E dentro la sua esperienza c’è l’esperienza di Segovia, c’è l’esperienza di tutte le persone che per lui sono stati dei veri maestri. E’ questa l’esperienza che mi interessa ed è la ragione per cui continuo a seguire Bonaguri. Questa esperienza non si testimonia con le parole soltanto, ma con delle esperienze nuove.
Come dice lui nell’intervista, il fatto di fare lezione non da solo con l’allievo ma con tutti gli allievi (guardando, intervenendo, domandando, anche scherzando) viene dalla esperienza che faceva lui anni fa. Noi abbiamo potuto vivere quel che ha vissuto lui.
E’ stato un bellissimo clima che ha favorito uno studio della musica senza paura, un clima che ci accetta per quelli che siamo, ma ha anche qualcosa da dirci. Non c’era la paura di sbagliare perché evitare gli sbagli non era affatto l’obbiettivo del corso. Infatti, i commenti del maestro erano raramente riferiti all’ aspetto tecnico. C’erano allievi a vari livelli tecnici, ma sentire uno a un livello inferiore a me (succede poco!) non era una perdita di tempo perché la questione era sempre il senso musicale e se si trattava della tecnica era allo scopo di una musicalità maggiore.
Il corso c’era per aiutarci ad entrare in questa esperienza del fare musica che tutti i grandi hanno scoperto e poi hanno tramandato a noi.
La SGSF, con la direzione di Romano Valentini e la segreteria di Laura Capogrossi, partecipava anch’essa di questo clima. Le parole di Valentini all’inizio del corso - quando diceva anche dell’inizio di questa grande e nuova scuola musicale - erano piene di possibilità, di iniziativa, davano l’idea che questo fosse un luogo dove potevo crescere. Mi hanno incuriosito e mi hanno anche fatto venir voglia di partecipare: volevo partecipare a questa grande cosa! Era Laura Capogrossi che poi ci ospitava, sempre presente durante il corso con una grandissima professionalità. Intuivo che ciò non veniva dal fatto di “dover lavorare” ma da una volontà sua di partecipare a qualcosa di grande.
Intuisco che quest’anno mi seguirà per anni (come i miei studi precedenti mi seguono: ancora quando studio o ormai quando insegno, il fatto di “fare musica” sta al centro dell’attenzione). La voglia di partecipare a questa esperienza che la tradizione porta fino a me è più grande che mai, sia come studente che come insegnante: vorrei dare pure agli altri quello che è stato dato a me. Quello che mi è dato è molto più di quanto riesco io da solo. Resta da stare attaccato all’esperienza che ci porta dove non è possibile da soli.
(Stephen R. Figoni)
Concerto a Faenza, 12 giugno 2009
Si è svolto venerdì 12 giugno presso la sala “San Carlo” di Faenza il concerto del celebre chitarrista Piero Bonaguri, organizzato dalla Scuola Grande San Filippo grazie alla collaborazione della BCC Ravennate e Imolese, del Comune di Faenza e dell’Associazione Musicale “Diapason”.
L’evento si collocava a coronamento di un corso annuale di perfezionamento musicale (7 incontri a cadenza mensile) promosso dalla Scuola Grande San Filippo e aperto a giovani e promettenti allievi.
Il corso quest’anno era dedicato all’opera per chitarra di Heitor Villa-Lobos ed ha beneficiato della prestigiosa guida del M° Bonaguri, musicista di fama internazionale che vanta numerose incisioni (fra cui la recente incisione dell’opera integrale per chitarra di Heitor Villa-Lobos per la Universal nella collana Spirto Gentil), esecuzioni solistiche con importanti orchestre (la Toscanini, la "Haydn”) e importanti critiche e recensioni nelle più autorevoli riviste del settore.
La brillante e appassionata esecuzione del Maestro ha consentito l’ascolto di meravigliosi brani del compositore brasiliano H. Villa-Lobos (Suite popolare brasiliana, Preludi, Studi e Choros n. 1) la cui cantabilità nei temi caldi e avvolgenti, dolorosi e nostalgici si coniugava con il raffinato virtuosismo di cui il Maestro ha dato prova con la sua eccezionale bravura. Canto popolare, tradizione e appartenenza alla terra natia (a cui il compositore spesso si ispirò) hanno fatto da tema conduttore di questa serata; nella ispirata e generosa interpretazione del Maestro Bonaguri si è reso evidente il fascino di una bellezza.
(Daniela Grassi)
“A master of the guitar…Spellbinding artistry” (Washington Post)
“Bonaguri’s musicianship is superlative” (American Records Guide )
“Marvelous performance”(Gendai Guitar,Tokio)
“A lesson in assured mastery ” (“Herald Sun”, Melbourne)
“A superb performance” (Classical Guitar )
“Ottima interpretazione” (CD Classica)
“Inspired and generous” (A. Gilardino, Suonarenews)
"La lettura di Bonaguri è d'assoluto rigore dal punto di vista della tecnica, ma, soprattutto, il suo strumento canta, s'appassiona, respira, è capace di levità e di impeto".
(Chiara Sirk)
"...Il recente cd di Piero Bonaguri s'impone immediatamente: l' Opera Integrale per chitarra di Heitor Villa - Lobos (Universal, serie "Spirto Gentil") ha un primo valore assoluto, da buon documento di un importante settore dell'amplissimo catalogo, e un valore anche relativo, in quanto l'esecutore vi sa distinguere sottilmente tra l'ardua tecnica delle DouzeEtudes dalle movenze popolaresche (ma non pertanto meno impegnative) delle danze della Suite populaire brésilienne, cui anzi il suo tocco energico e il suo suono corposo rendono ogni giustizia..."
(Piero Mioli, Musica e Scuola, 15 febbraio 2009)
"Impresionante, de los mejores conciertos ofrecidos hasta el momento, en todas las ediciones del ciclo"
(Joaquìn Tafur - Ciclo de Conciertos Homenaje Aureo Herrero, El Diario de Avila)
“la cifra artistica di Bonaguri è talmente alta da far da ponte essa stessa con qualsiasi pubblico: gli otto «Studi» scelti, ad esempio, sono stati porti con una tale dimensione musicale da far quasi passare in secondo piano le difficoltà davvero trascendentali che il chitarrista si trova dinanzi.”
(C.Z., L’Arena)
...un chitarrista appartenente all’ultima generazione dei segoviani che, trovandosi alle prese con una composizione contemporanea “hard”, la affronta e la risolve brillantemente con lo stesso aplomb con cui eseguirebbe il Fandanguillo di Turina o la Sonatina di Moreno-Torroba. Si potrebbe pensare ad un eccesso di retorica quando Bonaguri parla di estetica e bel suono riguardo a una partitura così strutturata e problematica, ma possiamo garantire che non è così: abbiamo avuto l’occasione di assistere all’esecuzione de La Città capovolta e la cosa che più ci ha colpito (non sapevamo allora che Bonaguri avesse “teorizzato” questo tipo di approccio alla musica contemporanea) era proprio il perfetto controllo del suono in ogni momento.
(Lena Kokkaliari, Il Fronimo)
Credo che scrivere oggi per chitarra sia un’impresa ardua. Tirar fuori un suono d’oggi in uno strumento antico è difficile. Assieme a Bonaguri ci abbiamo provato. Perché senza la disponibilità dell’interprete si resta al suono d’origine. Ma l’esperienza a 4 mani è stata positiva. Un suono voluminoso con una scrittura complessa ci ha galvanizzato.
(Adriano Guarnieri)
Ho ascoltato molte volte il disco inciso da Piero Bonaguri, musicista valentissimo, con le musiche di Villa – Lobos. Confesso di non conoscere come si dovrebbe questo compositore che, in virtù del ricco patrimonio etnofonico del suo paese, ha servito con valore, in pieno novecento, la causa della musica tonale. Sono rimasto incantato dalla dolente intensità espressiva di molti brani che conferiscono alla chitarra una dignità ed una capacità di comunicazione che io, poco esperto di questo strumento, non conoscevo. Mi hanno piacevolmente sorpreso i primi due preludi – in mi minore e in mi maggiore – ed ho osservato con interesse la maestria con la quale il compositore ha posto nel giusto rilievo le notevoli possibilità virtuosistiche della chitarra, rilevanti in particolare nei “Douze Etudes”. Constatazione evidentissima quando lo strumento è suonato da un artista come Piero Bonaguri che, alla tecnica prodigiosa, unisce una sensibilità interpretativa fuori del comune, avvertibile nel tocco ammirevole per colore e nettezza e nel canto sempre partecipato e aderente alle intenzioni dell’autore. Gradevolissimi, nella semplice spontaneità melodica, mi sono sembrati i primi due brani della “Suite Populaire Bresilienne”, la Mazurka e lo Scottish.
(Fernando Battaglia)
.l'autorevole esecuzione di Piero Bonaguri, chitarrista forlivese da anni attivo nel campo della musica contemporanea... Bonaguri affronta un repertorio non facile con una preparazione tecnca e culturale di ottimo livello, estraendo dalla sua chitarra un suono pieno e sodo, con un timbro dai riflessi quasi metallici ma che all'occasione sa assumere tonalità morbide e perlate..Si tratta in sintesi di un disco complesso e maturo, apprezzabile anche nel suo sforzo di scrostare dalla chitarra e dalla sua letteratura quella patina di oleografia che ancora li accompagna.
(Compact Discs Classica, 2002)
Una corda che canta.
By Franca Bettoli
Nella bella cornice del rinnovato anfiteatro della banca popolare di Ravenna si è svolto il concerto di presentazione del cd “Omaggio a Villa-Lobos” inciso dal chitarrista Piero Bonaguri per la Universal in occasione dei cinquant'anni dalla scomparsa del compositore brasiliano.
Da molti anni seguo l'evolversi della carriera artistica del M° Piero Bonaguri ed è stupefacente notare il percorso verso una sempre maggiore libertà nelle sue esecuzioni.
In questo repertorio, esplorato da tutti i chitarristi fin dal corso inferiore in conservatorio, ha trovato una chiave di lettura personale, originale e soprattutto molto interessante, nel rispetto delle intenzioni del compositore, cioè alla ricerca della verità.
Spesso, infatti, ci si accosta alla musica per chitarra di Villa – Lobos come ad un repertorio un po' folkloristico: quante volte abbiamo sentito esecuzioni della Suite o del Choros un po' banalmente “popolari”...
In questi brani Bonaguri, invece, coglie l'aspetto più legato alla cultura brasiliana, carica dell'amore, del dolore e dell'inesauribile ricerca di compimento della propria umanità che egli riesce a far emergere dalle sue esecuzioni.
Mi riferisco in particolare al Choros (mai scontato, “saudadoso” al punto giusto, impregnato di una consapevole speranza, elegante e signorile senza essere distaccato) oppure al Preludio n.4 (in cui anziché cedere alla tentazione di travolgere l'uditorio con una cascata di arpeggi il Maestro ha preferito porre l'attenzione sulla melodia al basso) o ancora allo studio n. 11(che dopo il travaglio di tutta la parte centrale si compie nel bicordo finale di ottava in cui l'Io e il Tu non sono più entità distinte).
Bonaguri ha curato in modo particolare l'aspetto timbrico, sfoderando un suono segoviano sempre corposo (anche nei pianissimo), potente, ma mai volgare, neanche nelle sequenze di accordi dello studio n. 4 e nei glissati dello studio n.12.
Menzione speciale all'interpretazione del Valsa - Choro, nel quale il chitarrista ha saputo addolcire le dissonanze più aspre ponendo sempre in rilievo le parte melodica.
Le brevi note introduttive fornite dallo stesso Bonaguri prima di ogni gruppo di brani hanno aiutato a comprendere meglio questo programma di non sempre facile ascolto.
Il folto e composito pubblico ha accolto con attenzione questi concerti tributando entusiastici applausi al virtuosismo e alla libertà interpretativa del m.° Bonaguri.
(Franca Bettoli)
Sul corso tenuto dal Maestro Piero Bonaguri sull’opera per chitarra di Villa-Lobos
Anno scolastico 2008-09
Scuola Grande San Filippo, Faenza.
Con tutte le cose che sono successe quest'anno al corso a Faenza, come si può sintetizzare l'esperienza che ho fatto io?
Direi: "mi sono sentito parte della tradizione".
Certo, la tradizione chitarristica in particolare. Quando è morto Segovia avevo 6 anni e non avevo ancora scoperto la chitarra. Quando mi sono trasferito in Italia ho scoperto il grande Alirio Diaz, ma ormai non insegna più. Villa-Lobos, Tarrega, Sor, Bach? Già passati. Avrei avuto grande piacere di studiare con i grandi maestri del passato.
Però c'è un fatto: se qualcuno testimoniasse oggi la grande musicalità e umanità da loro custodita, sarebbe come conoscerli davvero.
C'è una conoscenza che si trasmette soltanto tramite delle persone, e il Maestro Bonaguri per me è questo testimone. In tutte le cose che dice, c’è lui, ma non c’è soltanto lui e le parole che lui dice, c’è la sua ricchissima esperienza. E dentro la sua esperienza c’è l’esperienza di Segovia, c’è l’esperienza di tutte le persone che per lui sono stati dei veri maestri. E’ questa l’esperienza che mi interessa ed è la ragione per cui continuo a seguire Bonaguri. Questa esperienza non si testimonia con le parole soltanto, ma con delle esperienze nuove.
Come dice lui nell’intervista, il fatto di fare lezione non da solo con l’allievo ma con tutti gli allievi (guardando, intervenendo, domandando, anche scherzando) viene dalla esperienza che faceva lui anni fa. Noi abbiamo potuto vivere quel che ha vissuto lui.
E’ stato un bellissimo clima che ha favorito uno studio della musica senza paura, un clima che ci accetta per quelli che siamo, ma ha anche qualcosa da dirci. Non c’era la paura di sbagliare perché evitare gli sbagli non era affatto l’obbiettivo del corso. Infatti, i commenti del maestro erano raramente riferiti all’ aspetto tecnico. C’erano allievi a vari livelli tecnici, ma sentire uno a un livello inferiore a me (succede poco!) non era una perdita di tempo perché la questione era sempre il senso musicale e se si trattava della tecnica era allo scopo di una musicalità maggiore.
Il corso c’era per aiutarci ad entrare in questa esperienza del fare musica che tutti i grandi hanno scoperto e poi hanno tramandato a noi.
La SGSF, con la direzione di Romano Valentini e la segreteria di Laura Capogrossi, partecipava anch’essa di questo clima. Le parole di Valentini all’inizio del corso - quando diceva anche dell’inizio di questa grande e nuova scuola musicale - erano piene di possibilità, di iniziativa, davano l’idea che questo fosse un luogo dove potevo crescere. Mi hanno incuriosito e mi hanno anche fatto venir voglia di partecipare: volevo partecipare a questa grande cosa! Era Laura Capogrossi che poi ci ospitava, sempre presente durante il corso con una grandissima professionalità. Intuivo che ciò non veniva dal fatto di “dover lavorare” ma da una volontà sua di partecipare a qualcosa di grande.
Intuisco che quest’anno mi seguirà per anni (come i miei studi precedenti mi seguono: ancora quando studio o ormai quando insegno, il fatto di “fare musica” sta al centro dell’attenzione). La voglia di partecipare a questa esperienza che la tradizione porta fino a me è più grande che mai, sia come studente che come insegnante: vorrei dare pure agli altri quello che è stato dato a me. Quello che mi è dato è molto più di quanto riesco io da solo. Resta da stare attaccato all’esperienza che ci porta dove non è possibile da soli.
(Stephen R. Figoni)
Concerto a Faenza, 12 giugno 2009
Si è svolto venerdì 12 giugno presso la sala “San Carlo” di Faenza il concerto del celebre chitarrista Piero Bonaguri, organizzato dalla Scuola Grande San Filippo grazie alla collaborazione della BCC Ravennate e Imolese, del Comune di Faenza e dell’Associazione Musicale “Diapason”.
L’evento si collocava a coronamento di un corso annuale di perfezionamento musicale (7 incontri a cadenza mensile) promosso dalla Scuola Grande San Filippo e aperto a giovani e promettenti allievi.
Il corso quest’anno era dedicato all’opera per chitarra di Heitor Villa-Lobos ed ha beneficiato della prestigiosa guida del M° Bonaguri, musicista di fama internazionale che vanta numerose incisioni (fra cui la recente incisione dell’opera integrale per chitarra di Heitor Villa-Lobos per la Universal nella collana Spirto Gentil), esecuzioni solistiche con importanti orchestre (la Toscanini, la "Haydn”) e importanti critiche e recensioni nelle più autorevoli riviste del settore.
La brillante e appassionata esecuzione del Maestro ha consentito l’ascolto di meravigliosi brani del compositore brasiliano H. Villa-Lobos (Suite popolare brasiliana, Preludi, Studi e Choros n. 1) la cui cantabilità nei temi caldi e avvolgenti, dolorosi e nostalgici si coniugava con il raffinato virtuosismo di cui il Maestro ha dato prova con la sua eccezionale bravura. Canto popolare, tradizione e appartenenza alla terra natia (a cui il compositore spesso si ispirò) hanno fatto da tema conduttore di questa serata; nella ispirata e generosa interpretazione del Maestro Bonaguri si è reso evidente il fascino di una bellezza.
(Daniela Grassi)